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« E l’uomo che [i nostri antenati] lodavano, lo chiamavano buon agricoltore e buon colono; e chi così veniva lodato stimava di aver ottenuto una lode grandissima. Ora, reputo sì coraggioso e solerte nel guadagnare chi si dedica alla mercatura, ma, come dicevo sopra, soggetto a pericoli e sciagure. Dagli agricoltori, invece, nascono uomini fortissimi e soldati valorosissimi, e il loro guadagno è giusto e al riparo da ogni insicurezza, nulla ha di odioso; e coloro che si dedicano all’agricoltura non sono tratti a cattivi pensieri. »

Marco Porcio Catone 160 a.C.


Questo affermava Catone circa 2200 anni fa. Senza dubbio qualcosa è cambiato in questi secoli, ma, soprattutto negli ultimi decenni, l’agricoltura ha perso il ruolo centrale che assumeva nella vita sociale ed economica di ogni comunità, sia a livello locale che nazionale. Il risultato connesso al ridimensionamento del settore nel suo complesso è stato quello di una progressiva perdita di valori e regole che governavano non solo il mondo agricolo ma rappresentavano l’ossatura di una società sopravvissuta a guerre e rivoluzioni per diversi millenni.

Allora, rallentiamo e guardiamo indietro cercando di recuperare il senso e l’equilibrio perduto. Impresa non semplice, considerando il groviglio di regole che governano il settore agricolo. Regole europee e mondiali utili a creare protezioni per pochi e danni per tutti, produttori e consumatori. Il nostro sforzo è duplice: da una parte recuperare la dignità del lavoro dei campi e dall’altra cambiare regole antiche, tipiche della scarsità, incentivate da regolamentazione eccessiva e dirigismo; l’obiettivo verso cui tendere non è più vendere ciò che si produce, ma produrre ciò che si vende, cercando di riscoprire e preservare i sapori, le tradizioni e la specificità propria dei territori, adattandole, con equilibrio, ai moderni stili di vita.

Negli ultimi anni, 2008-2012, causa la complessa crisi finanziaria ed economica, assistiamo al risveglio dall’illusione che l’uomo potesse fare a meno del cibo e soprattutto di un corretto ed equilibrato rapporto con la terra, fonte di produzione e sostentamento della vita. Allora, rallentiamo e guardiamo indietro cercando di recuperare il senso e l’equilibrio perduto. Impresa non semplice, considerando il groviglio di regole che governano il settore agricolo. Regole europee e mondiali utili a creare protezioni per pochi e danni per tutti, produttori e consumatori.

Il nostro sforzo è duplice: da una parte recuperare la dignità del lavoro dei campi e dall’altra cambiare regole antiche, tipiche della scarsità, incentivate da regolamentazione eccessiva e dirigismo; l’obiettivo verso cui tendere non è più vendere ciò che si produce, ma produrre ciò che si vende, cercando di riscoprire e preservare i sapori, le tradizioni e la specificità propria dei territori, adattandole, con equilibrio, ai moderni stili di vita.

Il ruolo dell’informazione è centrale. La sua funzione si esplica sia nel medio periodo, condizionando i cicli produttivi e favorendo un rapido adeguamento dell’offerta alla domanda, che nel breve periodo, mediante la conoscenza della dinamica dei prezzi: questa può dare maggiore efficienza al settore, sia eliminando le rendite di posizione che favorendo un rapido incontro della domanda e dell’offerta. Meno regole, ma, più informazione.

Affinché tutto ciò possa accadere, è opportuno che gli standard di produzione siano tali da garantire la qualità del prodotto, sia nella fase di produzione, con il rigido rispetto dei disciplinari, che in quella di preparazione, conservazione e trasporto del prodotto. Il rispetto della salute sia degli operatori che dei consumatori è la “conditio sine qua non” è possibile immaginare di produrre e vendere qualsivoglia prodotto.


Questo è quello che vogliamo.

Siamo qui a dare il nostro contributo.


Compagnia Agricola Italiana